Fonte: Avvenire del 17/07/2013. Coi servizi sociali e di salute mentale senza risorse “non ci sono né le professionalità né le strutture per farsi carico delle persone più fragili”, denuncia Tonino Cantelmi intervistato da Avvenire sul caso drammatico caso di cronaca di Brescia. Dietro il reato, alle radici del reato quasi sempre c’è un disagio psichico che necessita d’essere colto, affrontato, curato. C’è una crisi più profonda di quella che prosciuga le casse dello Stato, mette in ginocchio le aziende, mortifica le famiglie. C’è una crisi di “relazione”, che divora i legami interpersonali, rendendoci incapaci di affrontare i conflitti. E nessuno ci aiuta: “ Le tragedie coniugali si consumano nell’ indifferenza più totale, che è una mancanza di solidarietà da un lato e mancanza di interventi istituzionali dall’altro”. Un deserto di solitudine per cui secondo lo psichiatra Tonino Cantelmi, docente di Psicopatologia all’ Università Gregoriana di Roma, servono con urgenza cure. Anche nel caso di Brescia, se le ipotesi investigative verranno confermate, si parla già di una tragedia annunciata. Ma è mai davvero prevedibile che all’improvviso un padre decida di fare del male ai propri figli? Il problema è che la parola “improvviso” non esiste in questi casi. Questi gesti non sono mai improvvisi, tant’è vero che -se i dubbi degli inquirenti saranno confermati- la moglie di quest’uomo lo aveva denunciato da tempo, aveva chiesto l’intervento delle istituzioni. Le tragedie familiari non sono mai originate da raptus di follia, ma da una catena di eventi che la comunità, attraverso le proprie strutture, doveva essere in grado di intercettare. Succede sempre più raramente….. Da un lato perché stiamo assistendo a un momento di crisi profondissima nelle relazioni interpersonali, e coi legami sempre più ” liquidi” a venire meno per prima è la solidarietà. Dall’altro perché a fronte della mancanza di solidarietà sociale sono venuti meno – e ormai in maniera conclamata- sia l’intervento dei servizi di salute mentale sia quello dei servizi sociali, su cui i tagli economici degli ultimi anni sono caduti come mannaie. Risultato? Non ci sono le risorse, le professionalità, le strutture, i protocolli adeguati per farsi carico di persone con disagio psichico. Ed è evidente che sempre più separazioni assistono al disagio profondo di chi le vive. Si sente parlare spesso di stalking, come se il problema dei conflitti tra coniugi e amanti andasse affrontato soltanto dal punto di vista giuridico. Il nostro sistema, peraltro, lo fa con uno strumento assolutamente moderno ora: dal punto di vista della repressione questi reati sono puniti nella maniera adeguata. Il problema però resta. Certo, perché è come se, stabilito che si tratta di un reato, fosse esaurito il carico di responsabilità delle istituzioni su quel conflitto. Non è cosi. Dietro il reato, alle radici del reato quasi sempre c’è un disagio psichico che necessita d’essere colto, affrontato, curato. A volte incontriamo veri e propri casi patologici, che necessitano di ricovero. Altre volte basta la terapia, la mediazione. In ogni caso una forma di supporto psicologico è necessaria: senza, quella conflittualità, incapace di essere gestita, finirà per essere agita e sfociare nella violenza. Nel caso di Brescia la più terribile delle violenze, quella che nel delirio di annullamento di un uomo ha visto come vittime anche i suoi figli.
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